3 Ottobre - Aloe, Protezione
- rossanazancanaro

- 10 ott 2024
- Tempo di lettura: 9 min

Da che mondo è mondo, i Mietitori mietono le anime, e per quanto macabro potesse sembrare a Xi era sempre piaciuta la sua professione. Si sentiva nato per essere Mietitore, e da quando era stato scelto non era mai venuto meno al suo dovere. Doveva ammettere anzi che mietere alcuni individui gli aveva perfino, di quando in quando, provocato un certo piacere.
Quel giorno il suo compito era un tizio di nome Sibilio che, investito da uno skater, sarebbe caduto e trapassato a causa della sfortunata botta alla testa che si sarebbe procurato. Semplice, veloce, Xi prevedeva una giornata lineare, di quelle che fanno tirare il fiato dopo un periodo particolarmente intenso.
Con la tavoletta dove aveva elencati nomi e destini degli individui affidati a lui ogni giorno, si apprestò a lasciare il Centro di controllo.
«Quanti te ne toccano oggi?» lo apostrofò Lu, un Mietitore che aveva recentemente raggiunto il milione di mietiture.
«Uno solo, si chiama Sibilio. Da quanti secoli non sentiamo un nome simile, nevvero?»
«Uno? Strano. Fammi vedere» replicò avvicinandosi e sbirciando la sua tavoletta. Poi si caricò la falce sulla spalla e inarcò le sopracciglia come chi la sa lunga. «Ecco spiegato perché ne hai uno solo».
«E perché mai?»
Lu sogghignò. «Capirai».
Xi sospirò e inviò una maledizione mentale al Mietitore che si stava già allontanando. Sapeva che contro un altro della sua specie le maledizioni non avevano alcun effetto, ma era comunque soddisfacente farlo. Detestava quel branco di presuntuosi, era quello l'unico aspetto che rovinava il piacere del lavoro.
Senza sprecare altro tempo nel pensarci, si diresse verso il suo compito.
Il tizio sarebbe stato investito da uno skater, che morte imbarazzante, pensò.
Fluttuando invisibile tra la folla e la gente, cominciò la sua ricerca che fu stranamente più difficile del solito ma che alla fine si risolse con il solito successo. Eccolo lì: Sibilio era un ragazzetto di vent'anni al massimo, portava ai piedi delle vecchie scarpe sfondate, un giacchetto di jeans, e camminava per le affollate strade della città con il naso infilato tra le pagine di un libro.
Se cammina senza guardare dove va, era ovvio che prima o poi sarebbe stato investito, pensò Xi.
Controllò coordinate spazio temporali sulla tavoletta un'altra volta, per sicurezza: sarebbe accaduto di lì a poco.
Il ragazzo salì le scale che dalla metrò portavano in superficie senza guardare neanche un gradino, attraversò la strada sulle strisce quando il semaforo fu verde come in grado di vedere senza di fatto guardare, e infine eccolo là, il famigerato angolo dal quale sarebbe comparso lo skater. Di fianco sorgeva la piccola aiuola rialzata sul cui muretto Sibilio si sarebbe rotto la testa.
Xi fluttuò più vicino, l'orlo della veste sfiorò i capelli del ragazzo.
Dieci passi al luogo dell'impatto.
Sette.
Cinque.
Xi si preparò alla solita routine, ma appena prima che potesse tirare giù la falce dalla spalla accadde qualcosa di inaudito.
Sibilio alzò gli occhi dal libro, guardò per aria come se vi vedesse qualcosa di criptico, e appena prima di superare l'angolo interruppe la sua camminata bloccandosi sul posto di colpo. In quel momento comparve lo skater, che sfrecciò per la sua strada senza degnarlo di uno sguardo.
Xi era allibito. In settecento anni di lavoro non aveva mai assistito a qualcosa del genere, il Sistema non aveva mai sbagliato e ciò che la sua tavoletta diceva si verificava, sempre!
Sbatté le palpebre e riguardò la scena per essere certo di ciò a cui aveva appena assistito. Quel ragazzino si era perfino scostato lievemente per dare più spazio allo skater, skater che sarebbe stato inverosimile riuscire a vedere dal suo punto di vista!
Com'era possibile, come aveva fatto?
Il ragazzo si stava allontanando, il naso di nuovo incollato alle pagine del libro, e Xi riguardò la scena per la terza volta.
Sibilio sembrava proprio sapere che da quell'angolo sarebbe spuntato qualcuno, valutò. Sembrava averlo visto.
Agitato, recuperò la tavoletta e la analizzò. Ecco, come temeva: il suo contenuto era cambiato. Ora Sibilio non compariva più nel suo elenco. Che fosse stata colpa sua? Che avesse commesso un errore?
Eppure no, lui aveva fatto tutto come al solito, era impossibile che quella catastrofe fosse dipesa da lui.
Eppure, che altro poteva esser successo?
Sempre più confuso, consultò l'archivio generale. Peggio che mai! Sibilio TalDeiTali non compariva più da nessuna parte, non di lì ai cinquant'anni successivi quantomeno.
Con quello scherzetto si era salvato la vita e si era assicurato un futuro bello lungo, pensò con stizza.
Più per curiosità che per obbligo, Xi fluttuò in avanti cercando nuovamente il suo compito sfumato. Sembrava proprio un ragazzino qualsiasi, valutò. Ma qualcosa di speciale doveva averlo, il Sistema non aveva mai commesso errori.
Beh, quelli non erano più affari suoi, pensò. Meglio, la sua giornata lavorativa era stata ancor più breve del previsto.
Stava per andarsene, quando Sibilio alzò la testa di nuovo e sondò l'aria in quel suo strano modo. Poi sospirò scocciato. L'attimo seguente, dalla pensilina di un bus, si staccò un gruppetto che lo accerchiò.
Xi si fermò a guardare. Quello che pareva il capogruppo gli disse qualcosa, Sibilio rispose; l'atteggiamento del gruppo mutò e improvvisamente i tizi sembravano minacciarlo, ma lui non aveva l'aria di essere per nulla preoccupato, anzi, tutt'altro: rispondeva alle provocazioni con un atteggiamento strafottente che non gli avrebbe portato nulla di buono.
Aveva appena formulato quel pensiero, che uno dei tizi estrasse un coltello. Ecco, il destino era cambiato ancora, pensò Xi mentre percepiva le intenzioni dell'uomo col coltello. Controllò per la terza volta la tavoletta, certo di vedere il nome del ragazzino ricomparire, e invece questo non accadde. Confuso controllò ancora, e poi una terza volta, ma niente: Sibilio non doveva trapassare quel giorno. Non più.
Ma sarebbe accaduto di lì a poco se lui non avesse fatto qualcosa, valutò allarmato.
Tornò a guardare la scena, sperando che qualcosa cambiasse in ciò che stava accadendo, ma l'uomo caricò il colpo e lui non ebbe scelta.
Fu costretto a intervenire.
Non l'aveva mai fatto; non era permesso, tanto per cominciare, e non si era mai, mai!, trovato in una situazione simile, ma che scelta aveva? Non poteva mica lasciar trapassare qualcuno che non era destinato a essere mietuto!
Sospirò scocciato, si concentrò brevemente, e in un battito di ciglia si rese visibile.
Tutti i presenti reagirono istintivamente. Il tizio col coltello alzò le braccia a protezione del viso e indirizzò la lama verso di lui, Sibilio voltò la testa nella sua direzione così di colpo che per un attimo Xi temette che si fosse rotto il collo, tra gli altri alcuni arretrarono spaventati, altri si misero in posizione di difesa, altri ancora sobbalzarono per la sorpresa.
Xi non si perse in chiacchiere. Con un gesto secco del braccio fece volare il coltello via dalla mano del tizio, poi afferrò salda la spalla di Sibilio e l'attimo successivo erano in un parco, il ragazzo seduto su una panchina e lontano dal pericolo.
«Tu» gli puntò contro un dito ossuto. «Hai delle spiegazioni da dare».
Sibilio strinse forte il bracciolo della panchina e prese un lungo respiro tremante. «Chi... cosa sei?» domandò di rimando.
«Cosa sei tu, semmai» ringhiò Xi.
«Io? Un ragazzo, cosa dovrei essere?»
«Non corrisponde alla verità. Tu sai fare delle cose che gli umani non sono in grado di fare, e ora ti trovi, e peggio!, hai fatto trovare me, in un gran bel mucchio di problemi!»
Sibilio strinse le labbra. «Non è vero. Non ho niente di speciale, io. Tu invece? Ci hai... teletrasportati qui» osservò tentando con ben poco successo di mantenere un tono di voce calmo.
«Per me questo è assolutamente normale! Lo sa fare chiunque!» sbraitò Xi sistemandosi con un gesto indispettito la falce sulla spalla.
Sibilio la occhieggiò e deglutì. «Sei la Morte?» domandò.
«Ma quale morte, non essere blasfemo!» lo rimproverò. «Sono uno dei tanti Mietitori. Anzi, mi correggo, ero il tuo Mietitore. Ma tu avevi altri progetti, non è così? E adesso guarda che disastro!» aprì le braccia a indicare entrambi in un gesto sconsolato.
«Quale disastro? E come il mio Mietitore? Devo morire, è questo che stai dicendo? Devi portarmi via? E perché non hai lasciato che quell'imbecille mi accoltellasse, allora? No, aspetta, non sarò già morto!»
«Non sei morto, idiota di un umano. E no, non devi morire, non più» si lamentò. Poi tornò a guardarlo con espressione torva. «Dimmi cosa sei. Le tue capacità, da dove vengono. Ora» intimò. Sibilio rimase in silenzio, stringendo il bracciolo della panchina. «Tu sapevi che quello skater sarebbe arrivato» lo incalzò allora facendo un passo, o meglio fluttuando, in avanti. «Come facevi?»
Il ragazzo sospirò e abbassò lo sguardo. «E va bene» cedette. «Tanto non credo che tu voglia rapirmi o uccidermi». Xi emise uno sbuffo esasperato. «Hai presente come mi chiamo, no? Se eri il mio Mietitore saprai chi sono».
«Conosco il tuo nome, certo, e perciò?»
«Cosa ti ricorda? Non viene forse da un nome femminile? Che storicamente era il nome di..? »
Il Mietitore lo incenerì con lo sguardo. «Ma non mi dire» commentò grave. «Ecco a cosa si riferiva Lu. Non sarai un veggente?»
«L'evoluzione moderna di una Sibilla, per essere precisi. Il termine veggente non mi piace, non uso tarocchi né leggo le mani, io» replicò infastidito. «Ma sì, il principio è quello. Quindi ancora sì, quello skater l'ho visto arrivare e l'ho semplicemente evitato. Che c'entra questo? No, aspetta!» balzò in piedi. «Non mi starai dicendo che sarei morto per uno stupido scontro con un tizio in skate?»
Xi lo fissò intensamente e il ragazzo scosse il capo.
«Ora hai scombinato tutto» lo rimproverò il Mietitore.
«Non potevo saperlo» si scusò. «E ora?»
«E ora niente! Il tuo destino è quello di vivere una lunga, tediosa vita, eppure no!, a lui non va bene, tu ti ficchi nei guai e rischi di scombinare tutto di nuovo rischiando di farti ammazzare a coltellate» lo incenerì.
«Non so cosa farci» commentò dispiaciuto. «Quindi ora che facciamo?»
«Tu non fai proprio niente. Io ti porto al Centro di Controllo in modo da far sistemare questa tua... tua- patologica attrazione per una morte che ormai è prematura e del tutto inopportuna».
«Va bene» commentò Sibilio allegramente.
«E speriamo che nel mentre non succedano altri guai. In settecento anni di attività mai mi ero dovuto mostrare agli umani in forma visibile».
«Mi teletrasporti di nuovo?»
«Non esattamente. Per raggiungere il Centro di Controllo attraverseremo lo spazio e il tempo, e per trasportarvi te dovrò produrre un'intensa esplosione di oscurità. Per cui prima è necessario trovare un luogo dove tutto ciò non attiri l'attenzione».
«E non puoi teletrasportarmi direttamente in un luogo di questo genere, allora?»
«Mi è vietato, tecnicamente, teletrasportare gli esseri umani. Di certo l'occasione di poco fa farà eccezione visto che l'ho fatto con l'obiettivo di assicurarmi che il destino delle cose fosse salvaguardato, ma non mi metterò a spostarti in giro per magia solo perché ti diverte. Ora camminerai».
«E va bene, signor noia; andiamo allora!»
«E camminerai facendo in modo di non morire, nel mentre».
«Fantastico, ottimo piano!» Sibilio batté le mani entusiasta mentre anche un altro rumore fendeva l'aria. Sembrava un leggero fischio.
Xi mosse il braccio perentorio e una freccia, arrivata da chissà dove, si piantò nella corteccia dell'albero dietro le spalle del ragazzo invece che in mezzo alla sua fronte.
«Appunto» commentò il Mietitore.
Sibilio vide un uomo avvicinarsi di corsa con un arco in mano e gridando quelle che sembravano scuse terrificate. «Sì, sì, credo sia necessario andare a questo Centro dei Controllori o quello che è. Strano comunque, quella freccia non l'ho vista arrivare».
«Perché sei distratto!» sbraitò Xi. «Ora basta pagliacciate, se prevedi il futuro vedi di farlo come si deve perché tu- non puoi- morire. Chiaro?»
«Cristallino, capo» rispose mettendosi sull'attenti.
Il Mietitore alzò gli occhi al cielo plateale. «Per di qua. Vediamo di raggiungere un punto del parco leggermente più riparato e basta, non mi spingerei a farti fare più strada di così.»
I due si incamminarono, uno fluttuando e l'altro trotterellandogli al fianco.
Passando sotto i rami di un grosso albero, uno di essi scricchiolò e poi si staccò con uno schiocco secco, precipitando esattamente in direzione di Sibilio.
Xi lo toccò sulla tempia appena in tempo per teletrasportarlo a qualche metro di distanza.
«Hai infranto le regole di nuovo!» esclamò il ragazzo.
Il Mietitore sbuffò risentito. «Tu!» abbaiò. «Dovresti smetterla di costringermi a salvarti la vita!»
«Ma è il tuo lavoro» Sibilio si piantò le mani sui fianchi.
«Questo non è il mio lavoro! Questo è l'esatto opposto del mio lavoro!» strillò Xi.
«Beh, non è emozionante? Tenere qualcuno in vita, per una volta, invece che» con le braccia mimò una falce, «mieterle?»
«Non troppo se devo dire la verità. E comunque sei ancora distratto, non hai visto neanche questo».
Il ragazzo sembrò pensieroso. «No, invece. Ero al contrario molto attento, ma hai ragione, non l'ho visto».
Il Mietitore ragionò brevemente. «Peggio che mai» sentenziò. «Può essere che questi tentativi di morte, visto che prescindono dal tracciato del tuo attuale destino, siano invisibili per te».
«Ha senso» commentò.
Xi gli lanciò un'occhiataccia. «Certo che ha senso. Ora sbrigati, ogni secondo che passi qui rischi un prematuro trapasso. Quel punto laggiù» indicò verso una zona riparata da alcuni alberi bassi, «ce la faremo andar bene».
Sibilio camminò fino al punto designato prestando molta attenzione a tutto quanto, ma questo non fu sufficiente e per evitare che scivolasse e cadesse su una roccia di nuovo fu Xi a dover intervenire.
«Santa Morte, ti ringrazio» commentò il Mietitore quando furono infine nascosti tra la vegetazione. «Andiamo, forza. Il Centro di Controllo sistemerà questa ignobile situazione».
«Fantastico!» esclamò Sibilio allegro. «Si parte! Allora, Mietitore, tu sai tutto di me ma io niente di te, come ti chiami?»
lista Flower



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