CADAVERI SQUISITI, V. Biuso - Recensione
- rossanazancanaro

- 20 dic 2024
- Tempo di lettura: 4 min

Autore: Valeria Biuso
Vuoi leggerlo? Eccolo!
Genere: Transgressive fiction, Weird
Numero pagine: 151
Tempo e spazio: Italia, tra Catania e Milano; giorni nostri.
Età di lettura: dai 17 anni in su
Trama: La verità ha tante facce, ma a volte ne mostra a malapena una. E quell’unica faccia non interesserebbe comunque a Sebastiano, che alla fisiognomica preferisce un campionario di maschere. Ha allestito il suo palco di bugie a Milano, in un appartamento pieno di soprammobili kitsch e sex toys della sua coinquilina Clara, un’eccentrica camgirl. Dietro ogni finzione si nasconde una spinta autodistruttiva, un’urgenza nevrotica radicata nell'ossessione per la violenza che lo ha segnato fin dall'infanzia e che ha raggiunto l'apice durante la tormentata relazione con Manfredi all'università. Dopo l’ennesimo tentativo di suicidio fallito, Sebastiano fa ritorno a Catania per rincorrere i fantasmi di un passato distorto che si mescola al presente, rivelando contraddizioni e antitesi che lo trascinano sempre più a fondo nel baratro allucinato della sua esistenza.
Recensione: Quando ho iniziato questo romanzo ho subito pensato “Ecco, questo è proprio il mio genere!”
E non sbagliavo.
Se vi piacciono i romanzi di formazione, i viaggi introspettivi, e le atmosfere talmente cariche di disagio quotidiano da divenire disturbanti, questo libro, come per me, farà anche per voi.
“Cadaveri squisiti” è un romanzo piuttosto breve, che malgrado questo segna e turba profondamente. Non è una lettura che ci si riesce a scrollare di dosso facilmente, scombussola mentre lo si legge e rimane impigliato nella mente a lungo.
Il protagonista, Sebastiano, è una persona turbata e disturbata, che si porta appresso traumi familiari che influiscono fortemente sul suo presente. È ossessionato dal dolore- dall’infliggerlo, dal subirlo, e dall’autoinfliggerselo, e dall’autodistruzione alla quale punta in ogni maniera possibile; è estremamente cinico anche se alle volte mi è parso che questa disillusione fosse solamente una facciata, l’ennesima dietro la quale tenta di nascondersi.
Proprio questo è il fulcro della sua voce narrante: nonostante sia Sebastiano ad accompagnare il lettore attraverso la sua storia, ho avuto la netta sensazione di non arrivare mai a conoscerlo e non per qualche mancanza di caratterizzazione, anzi, tutt’altro!, ma a causa della lente profondamente distorta che c’è davanti ai suoi occhi. Sebastiano è un narratore inaffidabile per eccellenza, e così la narrazione, ripartita tra presente e flashback sul passato, sembra un’intricata e confusa rete di sentieri oscuri.
Lui commenta ogni avvenimento, racconta quello che vuole e mette il fast forward a convenienza; ci mostra le persone che fanno parte della sua vita, a partire dal padre e dalla madre e da questa famiglia disinteressata e violenta, culla dei suoi traumi più radicati, per passare a chi vi entra e vi esce: amici, conoscenti, persone. Ma anch’essi sono dipinti a suo piacimento, arrivando quasi a modellare la realtà che lo circonda per come gli è più utile.
La prosa è complessa e articolata, sostenuta da un lessico ricercato, e questo, unito alla voce narrante appena descritta, crea uno stile di narrazione che ho trovato particolarissimo: estremamente influenzato dall’umore di Sebastiano, ha un ritmo imprevedibile che passa dalla calma all’essere implacabile in un nulla, che trascina in vortici di frasi, eventi e pensieri a tratti difficili da districare. Mi sono trovata spesso a dover rileggere alcuni passaggi per assicurarmi di aver compreso l’accaduto, o nel tentativo di farlo. Il risultato è soffocante e tormentato, a tratti mi verrebbe da dire onirico, sicuramente cruento.
Sebastiano oscilla costantemente tra la brutalità che caratterizza ogni suo rapporto umano, e l’alienazione che cerca nell’abuso di sostanze. Non punta mai a migliorarsi, ma continua invece a raccontarci la sua vita nascosto dietro una patina di giustificazioni e autocommiserazione; questo, unito indubbiamente al suo essere del tutto spietato anche con le persone a cui tiene di più- come Tancredi, l’unico oltre alla coinquilina Clara capace di smuovere la sua umanità, lo spinge sempre più dentro un baratro da cui in ogni caso Sebastiano non sembra voler uscire.
Il finale è la degna conclusione di questa lettura che mi ha lasciata alienata e confusa- e anche qui, non per qualche mancanza stilistica ma al contrario a causa di una grande capacità narrativa. Il romanzo termina senza terminare, lasciando Sebastiano lì dov’è, con la consapevolezza che la sua vita andrà avanti anche se noi non la leggeremo.
“Cadaveri squisiti” è stata una lettura molto agile visto che il genere, uno dei miei preferiti, unito alla narrazione, coinvolgente come sabbie mobili, me l’hanno fatto leggere in pochissimo tempo; e contemporaneamente grave, direi quasi indigesta.
Io l’ho apprezzata moltissimo, le storie di quotidiana inquietudine, capaci di scuotermi e perturbarmi, sono quelle che mi restano più dentro, e così sarà con questa, lo so già.
Certamente come trigger warning vi dico che dovete essere pronti, perché sofferenza e violenza non vengono indorate né filtrate.
È ai lettori non facilmente impressionabili che consiglio vivamente questo romanzo, un libro che colpisce duro, e lascia il segno.
Perché leggerlo? Se ti piacciono i romanzi di formazione.
Se ti piace l'horror psicologico e non sei facilmente impressionabile.
Perché se ti piacciono le letture che mettono assieme queste due componenti, strane e sconvolgenti, fa decisamente per te!
Perché non leggerlo? Se sei facilmente impressionabile, non fa al caso tuo.
Se ti piacciono romanzi con avventure lineari, con un inizio definito e una fine chiara, non è per te!
Perché se vuoi rilassarti leggendo, con questo libro non lo farai proprio!




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